Il Dipartimento per la Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (DIBAF) nasce nel 2011 dall'unione di competenze scientifiche di Chimica, Fisiologia, Biologia animale e vegetale, Microbiologia, Chimica agraria, Patologia vegetale, Genetica, Biotecnologie animali e vegetali, Tecnologie alimentari, e Scienze Forestali (ricomprese nelle precedenti facoltà di Agraria e Scienze Ambientali) per costituire una struttura di ricerca e di didattica multidisciplinare che persegue l’obiettivo generale di promuovere l'innovazione scientifica e tecnologica in campo agro-alimentare, ambientale e forestale (SSD: AGR01, AGR/03, AGR05, AGR08, AGR12, AGR13, AGR14, AGR15, AGR17, BIO01, BIO05, BIO09, BIO10, BIO11, BIO19, CHIM01, CHIM02, CHIM03, CHIM11, SECS01). Si tratta di discipline diverse ma con approcci scientifici complementari e ben integrabili fra loro, dalle conoscenze di base della chimica e della biologia a quelle caratterizzanti delle biotecnologie agroalimentari, animali, industriali e ambientali, a supporto della gestione eco-sostenibile dei sistemi biologici, agroalimentari e forestali. Il DIBAF si configura quindi come un laboratorio della conoscenza e dell'innovazione in grado di individuare un percorso coerente e completo per rispondere alle sfide ambientali ed economiche globali, con l’ambizione di contribuire allo sviluppo di una società ecologicamente ed economicamente più sostenibile, a ridotte emissioni di gas serra e basate sull’impiego diffuso delle bio-risorse. Nel rapporto ANVUR 2013 sulla qualità della ricerca delle Università italiane, l'Università della Tuscia ottiene risultati positivi in molte aree scientifiche e umanistiche ma risulta al primo posto in Italia tra le Università di medie dimensioni proprio per il settore agro-alimentare e forestale (Area 07 Scienze Agrarie e Veterinarie). Un contributo decisivo a questo risultato è determinato dal Dipartimento per la Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (DIBAF) che infatti risulta primo per la qualità dell'attività scientifica svolta dai propri docenti e ricercatori, tra tutti i sette dipartimenti dell'ateneo della Tuscia; anche a livello nazionale il DIBAF ottiene una valutazione lusinghiera risultando quarto su oltre settanta dipartimenti di agraria e biotecnologie di tutte le Università italiane, comprese quelle di maggiori dimensioni e di tradizione molto più antica dell'ateneo viterbese. Attualmente, il DIBAF organizza corsi di laurea, di laurea magistrale e di dottorato di ricerca nei quali ricopre un ruolo centrale il trasferimento delle conoscenze e delle innovazioni sviluppate nell'ambito delle attività di ricerca. I corsi di laurea offerti dal DIBAF comprendono tre lauree triennali, in Biotecnologie, in Tecnologie Alimentari ed Enologiche e in Scienze Forestali e Ambientali e due corsi di laurea magistrale, in Sicurezza e Qualità agro-alimentare e in Scienze Forestali e Ambientali, quest'ultimo con indirizzo internazionale ERASMUS-Mundus. Recentemente il DIBAF ha anche istituito una scuola di dottorato di ricerca in Scienze della Sostenibilità, in collaborazione con altre due Università italiane, la Mediterranea di Reggio Calabria e del Molise. II Dipartimento si articola in tre aree scientifiche, tra loro complementari e sinergiche, rispetto alle quali è possibile definire le attività di ricerca caratterizzanti. Un'area relativa allo studio dei Sistemi Biologici e della Chimica per l'Ambiente con l’obiettivo scientifico riguardante lo studio dello sviluppo di organismi animali e vegetali, uomo compreso, e la loro interazione con l'ambiente, anche in riferimento agli effetti indotti da cambiamenti climatici, inquinamento e fenomeni antropici. In questo contesto, obiettivi specifici imprescindibili riguardano il monitoraggio ed il risanamento ambientale a cui si collegano le ricerche di chimica computazionale e chimica fisica che vengono integrate nello studio dei processi biologici a livello molecolare, cellulare e dell'organismo; le conoscenze così ottenute aprono la strada alle varie forme di implementazione e di trasferimento tecnologico. L'Area Ambientale e della Gestione delle Risorse Agricole e Forestali elabora i seguenti obiettivi scientifici: lo studio delle relazioni tra piante e microrganismi ed il sistema suolo-atmosfera; la selezione di piante forestali per rispondere alle nuove sfide ambientali; la gestione delle risorse forestali e del verde urbano; la pianificazione del loro utilizzo anche per la produzione di biomasse per uso energetico; la difesa delle piante da malattie ed insetti dannosi; il monitoraggio degli scambi di gas serra ed energia tra ecosistemi e atmosfera; il telerilevamento, la geomatica e la modellistica in ambito idrologico, forestale ed ambientale. Infine, l'Area delle Scienze e Tecnologie Agroalimentari si pone l’obiettivo scientifico di svolgere studi e ricerche di base e avanzati sui processi di produzione, condizionamento, conservazione, difesa e trasformazione delle derrate a destinazione alimentare, degli ingredienti alimentari e degli alimenti finiti, compresi gli aspetti legati alla sicurezza e sostenibilità, alla qualità e tracciabilità dei prodotti alimentari, nonché alla gestione dei residui e degli scarti di lavorazione, con particolare attenzione alla valutazione dell'impatto ambientale e dell'impronta del carbonio. Obiettivi specifici riguardano lo sviluppo di processi innovativi e sostenibili per: l'appassimento dell'uva per la produzione di vini da dessert; la produzione di vini e spumanti a basso tenore di solfiti; la stabilizzazione di prodotti freschi a base vegetale e di frutta ad elevata qualità nutrizionale ed organolettica; la produzione di gelati e prodotti da forno arricchiti in beta-glucani; la dissalazione elettrodialitica per la rimozione di sale da salse e condimenti e di ioni (As e F) per la potabilizzazione dell'acqua; la produzione di biocarburanti, aromi e biomolecole da scarti e residui agroalimentari. Gli studi sull'impatto ambientale dell'industria alimentare si sono diretti prevalentemente alla stima dell'impronta del carbonio nei settori delle acque minerali, birra lager, vino, olio e pasta alimentare essiccata. DIBAF, in collaborazione con DISTABIF (2a Università di Napoli) ed ISMEA, è, anche, impegnato nella validazione di un nuovo procedimento di stima del Carbon Footprint del vino confezionato che tiene conto delle emissioni dirette ed indirette di N2O da N minerale, del sequestro di carbonio nella biomassa legnosa del vigneto e dell'utilizzo dei residui di potatura e di trasformazione come ammendanti del terreno, biomasse e/o compost.